L’accesso alle tutele previdenziali, viene detto da tempo ormai, è una nota dolente per le nuove generazioni. Carriere spesso discontinue o contratti autonomi privi di sostanziosi contributi destinati alla pensione ritardano, fatalmente, l’accumulo del risparmio in vista della terza età.

Il problema, inoltre, viene sottovalutato perché spesso non si guadagna abbastanza per avviare un percorso di previdenza integrativa privata.
Secondo un recente sondaggio GOBankingRate, il 45% degli americani che non risparmia per la pensione si giustifica affermando di non poterselo permettere.

Lo stesso sondaggio aveva mostrato che il 54% dei Millennial statunitensi non ha ancora messo da parte il primo dollaro in vista della pensione.

Non solo integrazione di reddito

In molti casi, la gig economy è un’integrazione di reddito che non pretende di accompagnare il lavoratore per tutta la vita o di costituire la sua unica fonte di reddito. Ma non è sempre così.

Secondo la Fondazione Debenedetti, che ha curato la prima grande ricerca sulla gig economy in Italia, il 23,3% dei gig worker dichiara di non avere altri lavori. Si tratta, secondo i dati stimati nel 2018, di oltre 137mila persone. Per questa fetta di lavoratori esclusivamente votati alla gig economy la pianificazione immediata del proprio futuro previdenziale sarà fondamentale.

In Italia manca ancora un piano pubblico specificamente dedicato alla previdenza dei gig worker. L’Inps, comunque, si è dimostrata attenta al problema. Lo scorso 23 luglio, un tavolo di lavoro che ha coinvolto anche anche l’Inail, il Cnel, Moovenda, EY ed IBM ha discusso le possibili soluzioni per garantire “un sistema assicurativo e previdenziale ottimizzato per l’ecosistema della Gig Economy”.

I trattamenti previdenziali per i gig workers

Noto anche come contratto d’opera, esso comporta piena autonomia su mezzi e modalità rispetto alle mansioni svolte, con il solo obbligo di produrre il risultato richiesto dal committente. Per intenderci, è il contratto più diffuso anche sulla piattaforma di jobby.

I trattamenti previdenziali di cui hanno diritto i gig worker dipendono essenzialmente dalla tipologia di contratto che regola la loro attività. Secondo quanto emerso dall’indagine della fondazione Debenedetti, la metà dei gig worker utilizza il contratto di lavoro autonomo occasionale.

Il programma previdenziale pubblico cui il lavoratore autonomo deve accedere, una volta superati i 5mila euro di reddito annuo, è la Gestione separata dell’Inps ma, prima di quella soglia, il gig worker non ha ancora diritto a un sistema assicurativo e previdenziale.

Welfare e gig economy, una risposta da jobby

Al di là degli aspetti strettamente previdenziali, gli autonomi attivi nella gig economy devono scordarsi, di solito, i pacchetti di welfare aziendale che le grandi società riservano ai loro dipendenti, ma da oggi gli utenti di jobby potranno accedere a jobby joy, un vero programma welfare, unico nel suo genere, diviso nelle 3 aree: Salute e Tutele, Benefit e Sconti, Planning e Risparmio.

Tra le realtà che hanno già aderito al programma – primi di una serie in continua espansione – ci sono:

  • Axieme – area Salute e Tutele: prima Social Insurance italiana che offre un giveback ai suoi clienti se non accadono sinistri. Per gli utenti di jobby: mette a disposizione sin dal 2017 un’assicurazione contro infortuni e danni a terzi e ora gli offre anche 1 mese gratis di Card Salute, che consente di prenotare visite mediche in tempi rapidi e risparmiare fino al 70% sulle cure.

 

  • ColectivosVip – area Benefit e Sconti: impresa leader internazionale nella gestione di programmi di fidelizzazione per dipendenti e clienti di grandi aziende. Per gli utenti jobby: rende disponibile l’accesso a una piattaforma di sconti e vantaggi su oltre 400 brand, tramite la stessa mail e password utilizzate per registrarsi all’app.

 

  • Taxman – area Planning e Risparmio: innovativa app che aiuta i freelance a risparmiare sulle tasse e a gestire le dichiarazioni fiscali. Per gli utenti jobby: offre i pacchetti “Dichiarazione Light” e “Dichiarazione Premium” con 10€ di sconto, utilizzando il codice Jobby2019 in fase di acquisto (www.taxmanapp.it).

Con jobby joy abbiamo raggiunto l’obiettivo ambizioso di accrescere il panorama di tutele a favore dei gig workers della piattaforma e continuato a dimostrare che la gig economy può dimostrarsi un modello valoriale e positivo.

Andrea Goggi – CEO & Founder di jobby